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Definiz: Articolo del genere maschile e del numero singolare, che nel plurale fa I, ed usasi dinanzi a nomi non comincianti per vocale, nè per S impura, nè per Z, sebbene, rispetto a queste consonanti e specialmente alla seconda, si trovino esempj in contrario.
Dall'adiettivo lat. ille, per via di apocope. –
Esempio: Dant. Inf. 2: Quali i fioretti,... poi che il Sol gl'imbianca, Si drizzan, ec.
Esempio: E Dant. Inf. 33: Tu dei saper ch'io fui 'l Conte Ugolino.
Esempio: E Dant. Purg. 4: Tu vedresti il Zodiaco rubecchio.
Esempio: E Dant. Conv. 208: Talvolta ha il dì le quindici ore.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 203: Per viltà mancò loro il cuore.
Esempio: Passav. Specch. Penit. Prol. 5: A ciò mi mosse il zelo della salute dell'anime.
Esempio: Ubert. Faz. Dittam. R. 53: Costui veggendo tra chierici il zolfo Acceso, ec.
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 252: I scandalosi, oziosi, senza freno, ec.
Esempio: Guicc. Op. ined. 6, 80: Le quali cose credono non abbino ad essere difficili, perchè e' pensano che le guerre di qua abbino a fare che per ora il Cristianissimo non possi molto attendere di costà; e che li piacerà lo intendere che i Svizzeri da poche migliaia in fuori, sieno tornati a casa loro.
Esempio: Tass. Gerus. 8, 24: Cade il garzone invitto.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 61: Il fine che faceva agli altri amar la virtù era la gloria.
Esempio: Dav. Tac. 2, 151: Tanto è più agevole render l'ingiuria che 'l benefizio, stimandosi aggravio il guiderdone, e 'l vendicarsi guadagno.
Esempio: Bart. D. Cin. 1, 46: I mercatanti si pregiano di leali.
Esempio: Pap. L. Coment. PP. 1, 71: Lo schiavo de' ricchi e 'l tiranno de' poveri.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 323: I greci eroi Ebber fama da me.
Definiz: § I. Si compone con le preposizioni A, Da, Di, Con, In, Per, e Su, facendosi Al, Dal, Del, Col, Nel, Pel e Sul, che nel plurale fanno Ai e A', Dai e Da', Dei e De', Coi e Co', Nei e Ne', Pei e Pe', Sui e Su', di ciascuna delle quali preposizioni articolate si danno esempj sotto la preposizione semplice.
Definiz: § II. Anticamente si soggiunse, apostrofando la sua vocale, alla stessa particella, eccetto la In, facendosi A 'l, De 'l, Co 'l, Pe 'l, Su 'l. –
Esempio: Bocc. Decam. 5, 99: Ricciardo.... con gran fatica e pericolo, se caduto fosse, pervenne in su 'l verone.
Esempio: E Bocc. Decam. 5, 103: Levatosi a sedere in su 'l letto disse, ec.
Esempio: Rucell. G. Ap. 503: Altre [api] il minuto seme alora accolto, In su 'l bel verde, e 'n su i ridenti fiori Covan col caldo temperato e lento.
Esempio: Strozz. Osserv. Ling. 112: Il Boccaccio disse: Pe 'l convito reale, e Pe 'l mio potere.
Definiz: § III. Talora è diviso dal suo termine per mezzo di altre parole, da esso dipendenti, le quali si antepongano per inversione. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 287: Noioso gli fosse il da lui dipartirsi.
Esempio: Red. Lett. 1, 336: Con esso potetti riconfrontare il da me osservato.
Definiz: § IV. Il, preponesi agli avverbj Manco il manco, Meno il meno, Più il più, Perchè il perché, ed anche, come si usò, Chè il ché, e simili, componendo con essi una maniera avverbiale, che si dichiara sotto il respettivo avverbio. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 25: Sono due cose il meno che considerare dovete e provvedere.
Esempio: Nov. ant. B. 54: Da che tutta gente l'avrà saputo, la boce andrà innanzi già VIII dì, o XV, o uno mese il piue.
Esempio: Fr. Giord. Pred. R.: Non bisogna operarlo; il perchè sovrasta a tempo il gastigo.
Esempio: Senec. Declam. 40: Questa scusazione è una accusazione, che non si richiede se non dove è la colpa. Il perchè io giudico, che tu se' adultera.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 176: Dimandollo della cagione, il perchè non poteva tornare.
Esempio: Vill. M. 490: Il perchè i villani, impauriti e inviliti, lasciarono i passi.
Esempio: E Vill. M. 5, 171: Il perchè quelli d'entro, inviliti,... si gittarono per uno dirupato.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 6: Il che, acciò che io al comandamento della reina ubbidisca,... intendo di raccontarvi quello che, ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 269: Il perchè comprender si può alla sua potenzia essere ogni cosa suggetta.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 283: Io non mi ricordo.... che io alcuna cosa avessi che così non fosse tua come mia. Il che se tanto fosse la cosa avanti, che altramenti esser non potesse, così ne farei come dell'altre.
Esempio: Cellin. Vit. 76: Alcuni cardinali e signori mi benedivano, e davanmi grandissimo animo. Il che io baldanzoso mi sforzavo di fare quello, che io non potevo.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 174: Da 300 anni il manco vi fu ritta una croce sopra una colonna.
Esempio: Grazz. Comm. 394: Il meno, di due o tre disegni, che io sperava di colorire, ne colorirò pure uno.
Definiz: § V. Preposto al nome Giorno il giorno, o Dì il dì, vale Quello stesso, In quello stesso. –
Esempio: Vill. G. 2, 152: Come gli usciti di Firenze e loro schiera vidono lo re Carlo fedire alla battaglia, si misono appresso francamente, e feciono maravigliose cose d'arme il giorno.
Esempio: Vill. M. 40: Le masnade del conte a piede e a cavallo, che il dì avieno la guardia, temendo di questa novità trassono a casa messer Giovanni.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 68: Ma dopo alquanto, non faccendo l'acqua alcuna vista di dover ristare, e costoro volendo essere il dì a Firenze,... cominciarono a camminare.
Esempio: Pulc. L. Morg. 11, 114: E nascoso l'avea Alda la bella, Che 'l dì venuta v'era per ventura.
Esempio: Poliz. Rim. C. 358: Ch'i' mi credetti il giorno Fussi ogni dea di ciel discesa in terra.
Definiz: § VI. Spesso ha un valore generico, equivalendo a uno degli usi dell'adiettivo Quello; e in tal senso è in correlazione col pronome Che. –
Esempio: Passav. Specch. Penit. 45: Chi sarà adunque il peccatore, quantunque grande, che fugga da Dio, e non più tosto correrà al benigno e misericordioso Signore e dolcissimo Padre?
Definiz: § VII. Con gli avverbj Più, Meno, Meglio il meglio, e simili, modificanti un adiettivo; o con gli adiettivi comparativi Maggiore il maggiore, Minore il minore, Migliore il migliore o Meglio il meglio, Peggiore il peggiore o Peggio il peggio, e simili, dà forza superlativa alla locuzione. –
Esempio: Bocc. Decam. 3, 128: Dio vi dea quella allegrezza e quel bene, che voi disiderate il maggiore.
Esempio: Bemb. Pros. 206: Leggesi meglio ed il meglio: ma l'una si pon, quando la segue la particella che; alla quale la comperazione si fa: Sì facciam noi meglio, che tutti gli altri uomini. Il meglio poi si dice, quando ella non la segue: E vuolvi il meglio del mondo. Dissesi questa eziandio così Il migliore.
Esempio: Car. Eneid. 9, 263: Eurialo era seco, un giovinetto Il più bello, il più gaio e 'l più leggiadro Che nel campo Troiano arme vestisse.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 28, 1, 16: Il minor de' piaceri che gode è quello de gli occhi.
Esempio: E Bart. D. Ghiacc. 230: Forse è il più forte argomento de' notomisti a provare la vanità (come la chiama il Silvio) del condotto brieve dalla milza al fondo del ventricolo.
Definiz: § VIII. In locuzioni composte di un sostantivo e di un adiettivo di grado comparativo, l'articolo Il ordinariamente non si ripete innanzi all'adiettivo, sebbene abbiansi alcuni esempj in contrario; oppure si toglie al suo nome, e si dà in quella vece all'adiettivo. –
Esempio: Esop. Fav. S. 137: Lo re chiamò a sè il suo donzello il più segreto e caro che gli servisse in camera.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 154: Ci andavamo nascondendo per le macchie, o sagravamo su per gli arbori i più alti.
Esempio: Segner. Pred. Pref. 6: È forse l'atto il più ardito a cui possa giugnere un uomo di sana mente.
Esempio: Viv. Form. Ciel. Proleg. 6: Trattando io qui di edifizj i più riguardevoli.
Esempio: E Viv. Form. Ciel. 7: Con preziosi musaici di artefici i più eccellenti.
Esempio: E Viv.Tratt. Proporz. 106: Ed affinchè segua ciò in forma la più copiosa che possibil sia, supplico ec.
Definiz: § IX. Il, usasi pure dinanzi agli avverbj Più, Meno, Meglio, e simili, reggenti un altro avverbio sia assolutam., sia in costrutto con un verbo di Modo congiuntivo per mezzo della particella Che; e così forma una locuzione equivalente a Quanto più, Quanto meno, Quanto meglio, ec. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 155: Da parte d'Arrighetto e salutarono e ringraziarono, quanto il meglio seppero e più poterono, Currado e la sua donna.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 316: Come meglio seppe, ed il più piacevolmente.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 297: Ed ammaestrògli che quando a Nicostrato servissono, tirassono il capo indietro il più che potessono.
Definiz: § X. Posto dinanzi a un adiettivo o a una maniera che soggiungasi al nome di una persona, serve col suo termine a distinguerla da altre, a designarla, a caratterizzarla; e spesso equivale a un soprannome. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 253: Udendo il re d'Inghilterra il maliscalco esser morto, e conoscendo il valor di Perotto il Piccardo,... fecelo suo maliscalco.
Esempio: Ar. Orl. fur. 15, 67: Grifone il bianco ed Aquilante il nero.
Esempio: Tass. Gerus. 17, 69: Ben si conosce al volto Attila il fello, Che con occhi di drago par che guati, Ed ha faccia di cane.
Esempio: Segner. Incred. Ded. 3: Gian Gastone, rampollo illustre del Serenissimo Granduca di Toscana Cosimo il Terzo.
Definiz: § XI. Usato in proposizione ammirativa o esclamativa, o dinanzi a un vocativo preceduto dal possessivo Mio, ha, rispetto al nome che regge, una certa forza intensiva o enfatica, come ad esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore Tu se' pure il gran pazzo! Il buon uomo che tu sei!
Definiz: e simili. –
Esempio: Firenz. Pros. 2, 26: Soggiunse: Oh il mio Agnolo, io mi sono allevata colla tua madre nella mia più tenera età molti e molti anni.
Esempio: E Firenz. Pros. 2, 41: Con voce stridente, ma da molti sospiri impedita, gridava: Per la vostra fede, i miei cittadini, per la pubblica pietà, soccorrete al morto cittadino.
Esempio: Fag. Rim. 2, 267: Che belle date mai di quei signori Si videro, che sempre competevano, Per esser tutti i celebri datori!
Definiz: § XII. Preposto a un nome, che serva di compimento a un adiettivo o a un participio passato in forma d'adiettivo, designa col suo termine il modo di essere, lo stato, la condizione, della persona alla quale riferiscesi esso adiettivo o participio, rispetto alla parte del corpo indicata, ed equivale ad Avendo la detta parte così o così, Con la detta parte così o così; ma è uso più che altro poetico. –
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 12: O agnello innocente, che parli, aggravato il tuo collo di tanti obbrobrj, ec.
Esempio: Car. Eneid. 4, 2: Ma la regina d'amoroso strale Già punta il core, e ne le vene accesa D'occulto foco, intanto arde e si sface.
Esempio: Tass. Gerus. 16, 66: Mostrando ben quanto ha furor raccolto, Sparsa il crin, bieca gli occhi, accesa il volto.
Esempio: Menz. Poes. 2, 193: Anch'ella in regio ammanto Vien ghirlandata il crin di bianca oliva.
Esempio: Manz. Poes. 105: Lenta le palme, e rorida Di morte il bianco aspetto.
Definiz: § XIII. Il, posto innanzi a nome di tempo, e preceduto da Volta, equivale a Nel o Di o Al, oppure Durante. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 411: Da indi innanzi si muti due volte il giorno.
Esempio: Petr. Rim. 1, 212: Non perchè mille volte il dì m'ancida, Fia ch'io non l'ami.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 313: Non senza grave malinconia della donna, a cui forse una volta ne toccava il mese, ed appena.
Esempio: Ar. Orl. Fur. 17, 18: In un piano fruttifero e abondante, Non men giocondo il verno che l'estate.
Esempio: Dav. Scism. 330: Pagasse Arrigo trentaduamila scudi il mese.
Definiz: § XIV. Posto tra la voce Casa e il nome o cognome del suo possessore o abitatore, equivale a Del. –
Esempio: Pucc. A. Centil. 11, 63: Di casa i Pazzi rabbracciò la' nsegna.
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 358: Una volta essendo venuto un barone della Magna a casa il marito, ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 56: Ritorniamola (una fanciulla) In casa il vostro zio.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 96: Il vostro Figliuolo è stato.... in sul Canto del Bigno Ferito a morte d'una pugnalata Nel petto.... E l'hanno messo li in casa i Taddei.
Definiz: § XV. Il, talvolta ha senso dell'articolo indeterminato Uno. –
Esempio: Vill. M. 546: Il capitano.... cadde, e sconciossi il piede in forma, che non potè stare in su' piedi.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 95: Andreuccio, dentro sicuramente passato, gli venne per ventura posto il piè sopra una tavola, la quale ec.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 7, 179: Smucciandole il piè, cadde dalla scala in terra, e ruppesi la coscia.